Rebuild of Evangelion

The news arrivals

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/1/2014, 23:01
Avatar

Tabris

Group:
Member
Posts:
12,425

Status:


Se ci pensi, già nell'anime riceve due pugni da Toji e due schiaffi, uno da Asuka e l'altro da Rei, (e Asuka lo prende pure a calci in faccia nell'11° episodio) quindi Shinji potrebbe ben svolgere il ruolo dell'uomo di turno. :jump:
Lo penso anche io, se non proprio amici, avrebbero potuto essere alleati. :gendo:
 
Top
view post Posted on 12/3/2014, 19:13
Avatar

Tabris

Group:
Member
Posts:
12,425

Status:


Scommetto che non ci credevate più (spero sia giusto usare il plurale :figuraccia: ) ma ecco il nuovo capitolo. Scusate il ritardo :scus: .

5° PARTE

LOCALITA’ DI YUGAWARA
Dopo tre ore, il processo di lavaggio del cervello proseguiva.
I ragazzi erano immobili nelle vasche, ma il loro volto si contorceva in espressioni di sofferenza.
Thoms e McCoy osservavano impassibili.
“A che punto siamo?”, chiese il secondo ad un operatore.
“I risultati sono incoraggianti. Tuttavia i soggetti stanno mostrando una resistenza superiore al previsto”.
“Può compromettere il risultato finale?”, continuò McCoy.
“No. E’ solo questione di tempo, ma alla fine le loro coscienze cederanno”.
“Questa apparecchiatura è nostra, signor McCoy, e le garantisco che non fallirà.
L’unica cosa che può fallire è il suo piano”, disse Thoms.
“Non accadrà nulla. Ne sono sicuro”.
“Diceva lo stesso anche con gli Eva-D e P, e guardi com’è finita”.
“Ammetto la mia colpa, avrei dovuto scegliere meglio il soggetto. Ma stavolta andrà tutto bene, me lo sento”.
Dopo qualche attimo di silenzio, McCoy riprese: “Potrebbe spiegarmi il funzionamento di questa macchina? Non avevo mai visto prima una tecnologia simile”.
“Nessun problema. I ragazzi in questo momento sono immersi in una sostanza simile al LCL, ma piena di elementi neuro-stimolanti. Vengono tenuti in uno stato di totale assenza sensoriale, e la loro confusione è aumentata dall’utilizzo di droghe. La procedura serve a cancellare le loro onde cerebrali già esistenti, la loro mente avverte la mancanza di tale onde e grazie ai neuro-stimolanti va alla disperata ricerca di nuovi dati, che noi gli forniamo grazie a degli impulsi elettrici inviati dal nostro computer. In questo modo possiamo riscrivere a nostro piacimento le loro personalità”.
“Ma non rischia di danneggiare la loro sincronizzazione con gli Eva?
“Un Eva non riconosce solo i tracciati cerebrali, sono importanti anche i dati organici. Quelli rimangono immutati. In questo modo l’Eva accetterà lo stesso il pilota e si adatterà ai nuovi schemi mentali. Il loro tasso di sincronia sarà più basso del solito, ma più che sufficiente per attivarli e pilotarli”.

Intanto Kaji, insieme ai suoi tre giovani aiutanti imprevisti, era arrivato a Yugawara.
Ormai si stava facendo sera.
“Va bene ragazzi. Questo è l’elenco dei palazzi capaci di contenere tutte quelle attrezzature. Sono nove, ma siccome io credo che quei maledetti necessitino di un ampio sotterraneo, l’elenco si riduce… ma guarda un po’, a quattro, come noi. E per fortuna sono anche vicini”.
“Immagino che adesso scenderemo e ci metteremo a cercare alla vecchia maniera: il primo che li trova fa un fischio”, commentò Giovanni.
“Esatto. Non abbiamo altra scelta. Questi quattro palazzi hanno anche un parcheggio sotterraneo. Dobbiamo entrare e cercare un furgone nero”.
“Un ago nel pagliaio”, osservò Jean-Luc.
“Però”, si inserì Tang-Po, “abbiamo un modo per riconoscerlo”.
“Quale?”
“Quando hanno rapito quei tre, per difendermi ho lanciato anche un sasso contro quello con la pistola. L’ho mancato, ma ho colpito lo specchietto retrovisore destro”.
“Bene. Adesso abbiamo un elemento per identificarlo. Muoviamoci”.
Parcheggiata la macchina, scesero e cominciarono ad avviarsi verso i quattro palazzi, che fortunatamente erano così vicini da essere tutti visibili.

Kaji, Giovanni, Tang-Po e Jean-Luc stavano controllando i parcheggi sotterranei.
Finora le ricerche erano state negative.
L’uomo guardò l’orologio: a quest’ora gli uomini della Nerv erano già partiti e sarebbero arrivati nella città a momenti.
Il tempo stringeva.
In uno dei palazzi Giovanni perlustrava le varie auto.
"Se solo trovassimo quel maledetto furgone nero…”, pensava tra sè e sè.
Mentre rimuginava questo appoggiò la mano su un veicolo che aveva a fianco.
Un veicolo nero. Il ragazzo si voltò e rimase di sasso: era un furgone, dello stesso modello di quello dei rapitori, e aveva lo specchietto retrovisore destro rotto.
Il ragazzo fece un risolino nervoso: “Ma guarda un po’! L’ho trovato!”
Corse fuori dal parcheggio ad avvisare gli altri.

“Bene, bel lavoro. Adesso troviamo un modo per entrare”, disse Kaji.
Entrati nel parcheggio, si diressero all’ultimo piano.
Si avvicinarono ad una porta, un'uscita di sicurezza. Vi erano due uomini davanti, di guardia.
Kaji e i ragazzi si nascosero dietro delle auto e parlavano sottovoce.
“Questi agenti di sicurezza non hanno alcuna originalità. Tutti vestiti di nero”, commentò ironicamente Kaji.
“Spero che tu non abbia niente contro il nero”, replicò Giovanni.
“Assolutamente”.
“Discussioni idiote”, commentò Tang-Po.
“Allora, questo è il piano: non mi conoscono, quindi non credo che mi spareranno a vista. Andrò avanti e li distrarrò, poi li farò avanzare in avanti e voi li stendete”.
“Noi?”, chiesero insieme Giovanni e Jean-Luc.
“Avete avuto un ottimo addestramento. Per l’autodifesa, lo so, non per aggredire, comunque…”
“Basta con le parole, andiamo!”, esclamò spazientito Tang-Po.
Kaji si alzò, fece un giro per far credere alle due guardie di arrivare dal piano di sopra e si avvicinò a loro.
Nel vederlo le guardie si irrigidirono leggermente.

“Salve ragazzi”, esordì Kaji, “potete aiutarmi?”
“Cosa le serve?”, chiese quello a sinistra.
“Stavo cercando il signor Kashima, ha una Suzuki decappottabile rossa, e mi hanno detto di averlo visto scendere qui. Ma dato che non vedo nessuno, ho pensato di chiedere a voi”.
“Qui non è venuta nessuna decappottabile rossa, e non conosciamo nessun Kashima”.
“Per forza”, pensava Kaji, “me lo sono inventato adesso”.
“Le consigliamo di andarsene”.
“Come andarmene? Io ho urgenza di parlare con il signor Kashima, è una questione di vita o di morte”, disse Rioji fingendo di agitarsi e cercando di avanzare verso la porta.
I due uomini lo bloccarono: “Dove crede di andare?”
“Magari è entrato in quella porta prima che voi veniste qui. Vi prego, fatemi entrare a dare un'occhiata”.
“Ora basta amico”, e cominciarono a spingerlo indietro.
Era l’occasione per agire: mentre le guardie spingevano l’uomo indietro e lasciavano sempre più spazio tra loro e la porta, i ragazzi, nascondendosi dietro le macchine, arrivarono dietro le loro spalle.
Prima però che potessero colpirli, una delle guardie li vide con la coda dell’occhio, si voltò dicendo: “Fermi voi tre!”.
Ma Kaji con scatto fulmineo prese per un braccio quello che stava ancora voltato verso di lui e lo sbatté a terra, finendolo con un paio di pugni sul viso.
L’altro si rigirò di scatto gridando: “Ma che diavolo…”, estrasse la pistola, ma Tang-Po gli fu addosso, lo fece piegare colpendolo dietro un ginocchio con un calcio e lo stese con un altro calcio alla gola.
Improvvisamente si sentì un rumore provenire dalla giacca dell’uomo steso da Kaji.
“Kojato, mi sentì?”
Era un walkie-talkie.
Prontamente Jean-Luc lo prese e disse, imitando perfettamente una voce adulta: “Sì. Cosa c’è?”
“Normale controllo. Tutto a posto?”, chiese l’uomo dall’altra parte.
“Tutto a posto”.
“Bene. Passo e chiudo”.
“Aspetta”, disse Kaji sottovoce, “chiedigli dei ragazzi”.
“Sì” il ragazzo si rivolse al walkie-talkie. ”Come stanno i ragazzi?"
“L’esperimento procede. Tra poco verranno riprogrammati. Ora devo andare. Passo e chiudo”.
“Riprogrammati?”, si chiesero i tre ragazzi.
“Già, temo che vogliono fargli il lavaggio del cervello, probabilmente per fargli rubare gli Eva. Che bastardi! Come osano giocare così con delle persone!?”, ringhiò Kaji.
“Se vogliamo fargliela pagare dobbiamo andare”, incitò Tang-Po, che non vedeva l’ora di combattere.
“Sarebbe meglio per voi restare qui”.

“Cosa? Credi che ci basti quello che abbiamo fatto finora? Abbiamo deciso di aiutarti fino in fondo, e lo faremo. Ok?” “Va bene, però qualcuno deve restare qui a fare la guardia a quei due. Pensaci tu Jean-Luc”.
“Moi?! E perché?”
“Sei bravissimo a imitare una voce adulta. In questo modo se dovessero fare controlli via radio su questa postazione, tu ci coprirai”.
“Non possiamo semplicemente portarci dietro la radio?”
“E se qualcuno dei nemici passa per questa porta e la trova incustodita?”, concluse l’uomo con un sorriso.
“D'accordo, andate. Buona fortuna”.
Kaji entrò per primo, seguito da Tang-Po.
Giovanni si fermò vicino a Jean-Luc: “Stai attento. Se quei due ti danno problemi, usa questa”, gli diede una sbarra che aveva raccolto lì vicino, “e mi raccomando, quando parli alla radio, non farti scappare termini in francese”.
“Ne te preoccuper pas, mon ami”.
“Appunto. Speriamo in bene”, ed entrò nella porta.


Intanto nel palazzo, il processo di lavaggio del cervello proseguiva.
I ragazzi resistevano ancora, ma per quanto?
Asuka cercava di dimenarsi, di liberarsi, ma il suo corpo era come intorpidito.
Il dolore che provava era invece chiarissimo.
Nella sua mente si vedeva in mezzo ad una galleria, le cui pareti scorrevano in modo caotico, e sopra di esse vi erano raffigurate delle immagini. Immagini della sua vita.
Eccola in braccio alla madre, eccola in bicicletta all’età di sei anni, eccola a passeggio per il parco, eccola alla guida dell’Eva-02, eccola mentre si bacia con Michael, eccola mentre parla con Shinji.
Asuka voleva fermarsi a guardare quelle immagini, immagini di una vita sbagliata.
Improvvisamente le immagini cominciarono a frantumarsi, e dietro di esse vi era solo il nulla, un'oscurità totale.
Asuka cominciò a scappare, ma il pavimento le crollò sotto i piedi.
Ed eccola precipitare nel nulla.
Vorrebbe urlare, ma dalla sua bocca non proviene nessun suono.

“Allarme! Allarme!”, gridò un operatore.
“Cosa succede?”, chiese preoccupato McCoy.
“I livelli mentali e biologici del soggetto B stanno aumentando ad un livello pazzesco, il tasso di adrenalina è tale che…” Una spia si accese sulla consolle e contemporaneamente il volto di Asuka si rilassò, non più contratto per la sofferenza.
“Battito cardiaco e respirazione cessati. Encefalogramma piatto. Il soggetto B è deceduto”.
“Non è possibile”, commentò Thoms, “le possibilità che il trattamento sia letale sono di una su 1000. Non può essere morta”.
“Purtroppo lo è, signore”.
McCoy si sentì sollevato, Thoms non poteva incolparlo di quello che era successo.
E poi in questo modo quella ragazzina aveva pagato la sua responsabilità per aver traviato Michael. Almeno secondo lui.
“Dannazione! Toglietela da lì e portatela in un corridoio, o dove vi pare. Ormai è solo spazzatura, un cadavere inutile! Dovremo rinunciare all’Eva-02, signor McCoy”.
“Purtroppo. Ma se si tratta di rubare due Evangelion anziché tre, allora il mio piano avrà più possibilità di riuscire”.
“Sperando che non succeda lo stesso anche agli altri due. Comunque questo incidente è strano”.
Intanto alcuni tecnici tolsero il corpo di Asuka dalla vasca e lo caricarono su una barella.

Ryoji Kaji, insieme a Tang-Po e Giovanni, si avventurava nei corridoi, corridoi tutti bianchi, tutti uguali tra loro, dove ogni tanto apparivano delle scale metalliche e delle porte, che conducevano a stanze vuote.
Si fermarono ad un punto dove c’era un ascensore.
“Adesso dove andiamo?”, chiedeva Giovanni.
“Dobbiamo cercare il luogo dove hanno portato i ragazzi. Probabilmente…”
Kaji si interruppe perché sentì rumore di passi, velocemente lui e i ragazzi si nascosero sotto una scala metallica, mentre da un corridoio davanti a loro spuntarono due uomini con un camice bianco che trasportavano una barella con sopra un corpo coperto interamente da un lenzuolo bianco.
Kaji con la mano fece ai due ragazzi il segno di stare giù, mentre i due uomini parlavano: “Cosa ne facciamo del cadavere?”, disse quello che spingeva la barella.
Rispose l’altro chiamando l’ascensore: “Hanno detto di portarlo all’inceneritore al piano di sotto”.
Kaji, sentendo le loro parole, fu preso da un orrendo sospetto.
L’ascensore arrivò e le porte cominciarono ad aprirsi.
In silenzio Kaji estrasse l’arma dalla sua giacca, si avvicinò di soppiatto ai due uomini, e mentre stavano per entrare nell’ascensore e gli davano le spalle, li colpì alla nuca col calcio della pistola.
I due uomini caddero al suolo, Kaji tirò a sé la barella, e con la mano tremante cominciò a sollevare il lenzuolo, sperando di non trovare quello che immaginava.
Non fu accontentato.
Il corpo sulla barella era quello di Asuka. La ragazza era di un pallore cadaverico, ma l’espressione era serena.
Kaji rimase inorridito, rabbia e dolore si mescolavano nel suo animo.
Giovanni e Tang-Po arrivarono in quel momento: “Oh mio Dio!”, esclamò con un sussurro il primo, mentre il secondo disse: “Cavolo! E’ la rossa!”.
Dopo qualche attimo di silenzio Kaji ringhiò: “Maledetti assassini! La pagherete cara!”
Si voltò verso gli uomini stesi a terra, con uno sguardo furente ne afferrò uno per svegliarlo. Cominciò a scuoterlo violentemente dicendogli: “Svegliati dannato!”.
Pian piano l’uomo si svegliò, Kaji lo prese con una mano per il collo del camice: “Dove sono gli altri due ragazzi?”
L’uomo non rispondeva, guardava da un altro lato.
Rioji furioso gli ficcò la canna della pistola in bocca e lo minacciò: “Se non mi dici dove sono ridipingerò le pareti con le tue cervella! Non pensare di essere indispensabile! Ne posso benissimo trovare un altro da interrogare!”
Vedendolo così infuriato, e con la pistola in bocca, l’uomo si spaventò, d’altronde era solo un tecnico, e mugugnò: “S-sono tre piani sopra, i-il laboratorio è alla sesta p-porta a s-sinistra”.
Kaji ricolpì l’uomo alla testa col calcio della pistola.
“Andiamo, prima che uccidano anche gli altri”.
Entrando nell’ascensore si voltò un attimo verso Asuka: non voleva lasciarla sola, anche se era morta.
Giovanni intuì tutto dal suo sguardo: “Andate voi due. Resto io con lei”.
“Sei sicuro?”, chiese Tang-Po.
“Tu sarai più utile a Kaji. Ora andate”.
“Grazie”, disse Kaji.
Prima di entrare nell’ascensore Kaji tolse il camice ad uno dei due uomini e se lo mise.
Poi entrarono lui e Tang-Po, lasciandosi dietro Giovanni che vegliava su Asuka.

Intanto in città erano appena arrivati gli uomini della Nerv, a bordo di grossi camion militari.
Presero una strada secondaria in modo da evitare il centro della città.
Gendo comunicava con loro tramite una radio: “Tenente, le ho appena inviato l’elenco degli edifici che possono ospitare la base del nemico. Organizzi un azione di rastrellamento con uomini in borghese. Appena scoprite qualcosa, contatti il comune di Yugawara in modo da chiudere la zona e circondate il palazzo. Se lo facessimo adesso metteremmo in allarme il nemico”.
“Signore, cosa dobbiamo fare se troviamo i piloti scomparsi?”
“Se possibile salvateli. Comunque l’importante è distruggere la base nemica. E soprattutto, non lasciate che Russel McCoy sfugga stavolta”.
“Signorsì”.
Dai camion scesero degli uomini vestiti normalmente e anche delle auto, che nascondevano strumenti di rilevazione.
Gli uomini salirono a bordo di quelle macchine e si avviarono verso i palazzi da controllare.
 
Top
view post Posted on 12/3/2014, 19:48

Sahaquiel

Group:
Xth children
Posts:
2,378

Status:


ooooh non ci speravo più... invece ecco qui la mia ff preferita di evangelion tornare sul mio piccolo schermo... che emozione :ç__ç:

Che sorpresa... Asuka è morta :aiut: sono in questi momenti che rimpiango di aver letto la parte tre della ff, toglie tutta l'ansia per la morte della rossa :umm: ... farò finta di non averla mai letta e mi esprimerò con: OMG Asuka è morta! :coss: assassini!

ps: ottimo capitolo come sempre ;)

Edited by Neyo92 - 12/3/2014, 20:05
 
Top
view post Posted on 12/3/2014, 21:01
Avatar

Tabris

Group:
Member
Posts:
12,425

Status:


Coraggio, consolati pensando che tutto è nato da una mia svista. :terrib:
Grazie, psero che per il prossimo aggiornamento riuscirò ad essere puntuale^^.
 
Top
view post Posted on 22/4/2014, 10:35
Avatar

Tabris

Group:
Member
Posts:
12,425

Status:


Non sono riuscito ad essere proprio puntualissimo, ma almeno non ho fatto passare due mesi. :figuraccia:

6° PARTE

Nel palazzo, le porte dell’ascensore con dentro Kaji e Tang-Po si aprirono.
L'uomo, travestito da tecnico, uscì per primo, si guardò in giro.
Il corridoio era deserto, in quel momento tutti i tecnici erano al laboratorio dove stavano condizionando Rei e Shinji.
“Vieni fuori”, disse Kaji a Tang-Po.
“Che facciamo adesso?”
“Quel tipo aveva detto la sesta porta a sinistra”.
Si avviarono cautamente lungo il corridoio.
“Ecco, questa è la sesta porta”, annunciò l’uomo, che la aprì.
Quello che vide lo fece rabbrividire: il laboratorio era diviso in due sezioni separate da una vetrata: in una c’erano una decina di tecnici in camice bianco, con alle spalle Russel McCoy, lo riconobbe perché l'aveva già visto in alcune foto, insieme ad un uomo giovane che non conosceva ed alcune guardie del corpo.
Ma nell’altra sezione c’erano delle vasche cilindriche, con dentro Shinji e Rei che cercavano di dimenarsi e avevano delle terribili espressioni di dolore.
Una delle vasche era vuota. “La vasca dove hanno ucciso Asuka. Maledetti!”, pensò Rioji.
Ma non avrebbe permesso che facessero lo stesso agli altri due ragazzi.
“Ehi tu, fermo dove sei!”
Una voce maschile giunse alle spalle di Tang-Po, che era rimasto alle spalle dell’uomo, nel corridoio: l’avevano scoperto.
Tang-Po scappò proseguendo per il corridoio, mentre Kaji si voltò a guardarlo e quando vide gli uomini in nero che si dirigevano verso di lui, si irrigidì preparandosi a tirare fuori la pistola.
Ma quando lo raggiunsero, le guardie dissero: “Sei salvo per un pelo, amico. Quel ragazzino stava per prenderti alle spalle”.
Grazie al camice l’avevano scambiato per un tecnico.
Kaji rispose prontamente: “Già, sono stato fortunato”.
Russel McCoy uscì dalla sala controllo dicendo: “Che succede?”
Gli rispose l’uomo che aveva parlato con Kaji: “Un ragazzino è entrato nel palazzo, signore. L’ho riconosciuto, era uno dei piloti alla Nerv. L’avevo già visto quando oggi ho sparato a quella donna alla stazione”.
Kaji si irrigidì ulteriormente: aveva di fronte a sé il bastardo che aveva ferito Misato. La tentazione di fargliela pagare era forte, ma non poteva sprecare il colpo di fortuna che gli era capitato.
McCoy fu raggiunto da Thoms: “Ha detto che era uno dei piloti della Nerv, vero? Bene, sicuramente è venuto qui da solo, perché altrimenti ci sarebbero già saltati addosso. Catturatelo, lo voglio vivo. Cosi potremo di nuovo usare la terza vasca”.
“Agli ordini”.
McCoy e Thoms tornarono nella sala controllo, mentre gli uomini in nero andarono alla ricerca di Tang-Po, e a loro si aggiunsero anche le guardie del corpo, tranne due.
A Kaji dispiaceva per il ragazzo, avrebbe voluto aiutarlo, ma doveva pensare adesso a Rei e Shinji.
E poi Tang-Po non era in pericolo di vita.
Rioji entrò nella sala controllo, nessuno si curò di lui.
Lentamente si mise alle spalle degli uomini in nero, gli occhi di tutti erano puntati sui monitor o sulle vasche.
“Quanto manca al completamento del processo?”, chiese McCoy.
“Poco signore. Quei ragazzi hanno resistito molto, ma ormai tra quindici minuti al massimo le loro vecchie coscienze saranno distrutte”, rispose un operatore.
“Non credo”, commentò ironico Kaji.
Tutti si voltarono verso di lui, anche le guardie, che prontamente Kaji colpì al viso con la pistola mettendoli al tappeto.
Poi estrasse anche la pistola che teneva dietro la schiena e puntò entrambe contro i tecnici e contro Thoms e McCoy.
“Chi sei maledetto?!”, sbraitò il secondo.
“Stai zitto assassino”, rispose Kaji, che gli diede un calcio in mezzo alle gambe, aggiungendo: “Questo è per Asuka!” McCoy cadde a terra dolorante, mentre Kaji ordinò ai tecnici: “Spegnete quelle macchine infernali!”
I tecnici non si mossero.
L’uomo allora sparò contro uno dei monitor facendolo esplodere.
“Se non fate come vi dico, il prossimo bersaglio sarà la vostra testa!”. In realtà Ryoji non voleva eliminarli, ma era molto bravo a recitare la parte dell’uomo pronto ad uccidere.
I tecnici si spaventarono e subito spensero le macchine.
Lentamente Rei e Shinji smisero di agitarsi.
“Bene. E ora toglieteli da lì”.
Kaji si spostò fuori dalla sala di controllo, facendo spazio ai tecnici che uscirono e andarono a liberare i due ragazzi.
Thoms lo fissava imperturbabile: “Credi davvero di poter uscire di qui tutto intero?”, gli disse spavaldo.
“Io sono molto ottimista”.
Intanto i tecnici avevano liberato i ragazzi, che caddero in ginocchio e si tenevano la testa tra le mani, come se volessero fermarla da chissà quale movimento frenetico.
“Bene”, continuò Rioji, “ora entrate nella sala di controllo”.
I tecnici obbedirono, Kaji chiuse la porta e sparò alla serratura deformandola e bloccando quegli uomini dentro.
Dopo si chinò sui ragazzi: “Ragazzi, fatevi forza. Dobbiamo andarcene”.
“Si-signor Kaji, è… è lei?”, chiese balbettando Shinji.
I due ragazzi avevano un'espressione frastornata.
“D-dove siamo?”, chiese Rei.
“Nella tana del lupo”, rispose Kaji, “ed è arrivato il momento di lasciarla. Potete muovervi?”
Rei e Shinji cercarono di alzarsi, ci riuscirono, anche se barcollavano come se fossero ubriachi.
“Andiamo presto!”, li incalzò l’uomo.
Shinji si guardò intorno e chiese: ”Un… un momento… d-dov’è Asuka?”
Kaji non sapeva che dirgli: certo non poteva nasconderglielo, ma se Shinji lo avesse saputo in quel momento, sarebbe scoppiato a piangere, e il dolore lo avrebbe immobilizzato. Non era proprio il caso.
Perciò disse: “Te lo dirò dopo dov’è Asuka. Ora andiamo”.
Uscirono dalla stanza, mentre i tecnici si affannavano intorno alla porta.
“Lasciate perdere”, disse Thoms. “Sfondate la vetrata con le sedie”.
McCoy si rialzò.
“Spero per lei che quei quattro non riescano ad uscire da qui”, aggiunse tranquillo Thoms.
In un'altra ala del palazzo, Tang-Po stava dando parecchio filo da torcere agli uomini in nero, che nonostante fossero armati, non potevano usare le pistole perché avevano l’ordine di prenderlo vivo.
Ma Tang-Po era scatenato, menava pugni e calci a tutto spiano, saltava sulle scale metalliche, correva: un'autentica furia.
Tuttavia l’inferiorità numerica si fece alla fine sentire: lo avevano chiuso in un vicolo cieco, era circondato.
“Merda! E adesso che faccio? Accidenti a me e quando ho deciso di aiutare quegli imbecilli”, ringhiava il ragazzo.
Improvvisamente un esplosione risuonò dentro il palazzo, seguita da una sirena d’allarme.
“Che succede?”, si chiesero gli uomini in nero.
Se lo chiese anche Tang-Po, che comunque non si lasciò sfuggire l’occasione e si lanciò tra le gambe degli avversari, scivolando sul pavimento, per poi rialzarsi e correre via.
Ma gli uomini in nero non lo seguirono, anzi si sparpagliarono in altre direzioni.

Nel laboratorio gli uomini erano appena riusciti ad uscire sfondando la vetrata quando suonò l’allarme.
“E adesso che succede?”, si chiese McCoy.
“Signore”, gridò un tecnico giunto in quel momento, “gli uomini della Nerv ci hanno trovato. Hanno circondato il palazzo e hanno fatto irruzione. Sono…”.
L’uomo non fece in tempo a finire la frase perché qualcuno gli sparò alle spalle.
I soldati della Nerv stavano sopraggiungendo dagli ascensori e dalle scale, e avevano l’ordine di non fare prigionieri.
I tecnici fuggirono, insieme a Thoms, mentre McCoy rimase indietro.
Prima che potesse uscire dalla stanza, cinque soldati bloccarono l’accesso e gli puntarono i mitra contro.
“No, no, pietà vi scongiurò!”, implorò McCoy mettendosi in ginocchio.
Ma uno dei soldati disse: “Guardate, è Russel McCoy. Il nostro obbiettivo principale. Il comandante Ikari ci ha ordinato di ucciderlo a tutti i costi”.
Raffiche di mitra risuonarono nella stanza, seguite dal rumore di un corpo che cadeva a terra.

Mentre dentro il palazzo si scatenava il finimondo, Kaji, Rei e Shinji, uscirono dall’ingresso principale dell’edificio.
Erano scappati tutti, quelli usciti dal palazzo furono arrestati dalla polizia locale, mentre quelli che cercavano scampo fuggendo all’interno, venivano trucidati dai soldati della Nerv.
Kaji uscì dalla porta, e subito si vide una decina di uomini puntargli contro le loro armi.
Stava per dirgli che era uno dei loro, quando un ufficiale gridò: “Fermi! E’ Ryoji Kaji, lavora per la Nerv. E quelli sono i ragazzi rapiti”.
Li condussero dentro un ambulanza messa lì per evenienza.
Vi trovarono anche Tang-Po e Jean-Luc.
Erano stati loro ad avvertire i soldati della presenza di Kaji dentro l’edificio.
“A quanto pare, sembrerebbe tutto finito”, disse Kaji sorridendo.
“Sì, ma… ora ricordo! Come sta la signorina Misato? Le avevano sparato!”, esclamò Shinji allarmato.
“Non preoccuparti. Se la caverà. Quella donna ha sette vite come i gatti”.
“E Asuka?!”
Kaji rimase silenzioso, anche Tang-Po e Jean-Luc, al quale il primo aveva detto la fine di Asuka.
“Allora?!”, insistette Shinji sempre più allarmato dal loro silenzio.
“Ecco… vedi…”, cominciò esitante l’uomo.
“Salve a tutti. Come va?”, si intromise una voce femminile.
Kaji, Tang-Po e Jean-Luc sobbalzarono: era la voce di Asuka!
La ragazza spuntò fuori sorridente da uno sportello laterale dell’ambulanza, con a fianco Giovanni.
Era lei! Pallida, ma era lei!
“Ma… come… come è possibile?”, domandò Kaji.
“Sacré!!!”, esclamò stupefatto Jean-Luc.
“Che io sia dannato!”, affermò Tang-Po.
“Asuka!”, gridò felicissimo Shinji, che corse da lei e la abbracciò.
Per qualche secondo Shinji strinse la ragazza più forte che poteva, poi sbarrò gli occhi pensando: “Oh no! Che sto facendo? Asuka odia certe cose. Adesso mi ammazzerà!”.
Shinji stava per lasciarla, ma Asuka disse: “Cosa fai? Continua ad abbracciarmi stupido”, però il suo tono era dolce.

NEO-TOKYO 3-IL GIORNO DOPO
Tutto era finalmente tornato alla normalità.
Gendo aveva ordinato di fare un controllo completo ai tre piloti, per vedere se il tentato lavaggio del cervello avesse lasciato tracce.
Per fortuna non c’era nulla. Anche la sincronizzazione con gli Eva era a posto.
Misato si era ripresa quasi del tutto, tra una settimana l’avrebbero dimessa. Ritsuko aveva vegliato costantemente sulla sua amica, e quando stava per svegliarsi le fece trovare accanto al letto Rei, Shinji e Asuka, per rassicurarla. La donna, con le lacrime agli occhi per la felicità, li abbracciò tutti e tre e ringraziò anche la sua amica per la bella sorpresa.
Gendo non intraprese azioni disciplinari nei confronti di Kaji e dei tre nuovi piloti, grazie anche alla mediazione di Ritsuko.
Kaji inoltre spiegò a Ritsuko cosa fosse successo: lui era certo che Asuka fosse morta quando la vide su quella barella.
La dottoressa rispose: “C’è una sola spiegazione scientifica a questa, diciamo, resurrezione: Asuka era andata in catalessi”.
“Catalessi?”
“Sì, morte apparente. Evidentemente il suo metabolismo si era abbassato al punto che ha ingannato anche le macchine del nemico. Ma ormai Russel McCoy è morto, quindi non dovremo più temerlo”.
“Lui, ma adesso sappiamo che era solo lo strumento di qualcun altro”.
“Staremo all’erta”.
“Però, quale può essere stata la causa della catalessi? E come ha fatto a riprendersi? Giovanni ha detto che la ragazza si è alzata di scatto dalla barella, facendogli prendere un colpo. Pensava di avere di fronte uno zombie”.
Ritsuko si strinse nelle spalle: “Stavolta devo ammettere di non avere risposte”.

Asuka si stava riposando nella sua camera.
Era molto rilassata, e in quel momento si ricordò cosa le successe durante la sua apparente morte.

Asuka stava cadendo nel nulla.
Poi accade qualcosa: in mezzo all’oscurità si accese una piccola luce, Asuka la vide, cercò di raggiungerla, ma era troppo lontana.
La ragazza continuò a cadere, ma la luce non si allontanò, era sempre alla stessa distanza, come se la seguisse.
All’improvviso una mano uscì dalla luce e afferrò la giovane.
L’oscurità si illuminò, ed Asuka si ritrovò a galleggiare in un mondo di luce.
Non capiva cosa le stesse succedendo: era forse morta?
“Asuka”, la chiamò una voce dietro di lei.
“Questa voce.” Asuka non riusciva a crederci.
Era la voce di Michael.
Il ragazzo era dietro di lei, sorridente.
Indossava lo stesso vestito del loro appuntamento.
“Michael! Michael!”, gridò felicissima Asuka, che si diresse verso di lui, e lo abbracciò.
Muoversi in quel nulla era come nuotare.
“Michael! Quanto mi sei mancato! Se io sono qui, vuol dire che sono morta, vero?”
“No. Solo apparentemente. Sono stato io a farlo perché avrò solo questa occasione per parlarti”.
“Ma Shinji… e Ayanami?”
“Non preoccuparti. So già come finirà il tutto. Se la caveranno”.
“Allora posso restare con te per sempre”.
“No, Asuka”.
“Come no?”
“Asuka, io ti amo, ma non sono la tua anima gemella. E’ stato molto bello quello che abbiamo passato insieme, però ora stai sbagliando”.
“Cosa sto sbagliando?”
“Asuka, ricordi la discussione che avemmo quella sera, quando ci siamo baciati?”
“Come potrei dimenticarla?”
“Infatti. Io allora ti dissi che non bisogna sbarazzarsi del proprio passato, perché per quanto si possa aver sofferto, sono le cose che ci portiamo dentro a fare di noi ciò che siamo. Con tutti i difetti, ma anche con i pregi. Tu sei una ragazza fantastica Asuka, se decidi di ricominciare daccapo, cancellando il tuo passato, perderai te stessa. Sbagli a pensare di risolvere tutto agendo così.
Il passato è importante, basta non esserne schiavi. E tu cosi devi agire”.
“Ma io…”, Asuka abbassò lo sguardo.
“Asuka, io sono stato solo un qualcosa di passeggero, è un'altra la persona che è fatta per te. E se ora parti, anche se dici che non sarà un addio, ti assicuro che lo perderai per sempre”.
“Vuoi dire… parli di Shinji?”
“Sì. Tu finora hai sempre evitato gli uomini perché in fondo temevi che ti facessero soffrire, ma credimi, Shinji non ti farà soffrire. Quel ragazzo possiede una bontà, una generosità straordinarie. E’ lui la tua anima gemella. Lui è sempre stato attratto da te. E anche tu da lui, che però non si è mai dichiarato perché in parte è troppo timido e in parte perché non si ritiene degno di stare con te. Mentre tu l’hai sempre evitato perché ti bloccavano le sofferenze del passato. Ora basta. Non devi più esserne schiava”.
Asuka si sentiva strana, poi sollevò lo sguardo e fissò Michael.
“Michael… tu… tu hai ragione. Stavo commettendo un altro dei miei sbagli. Ma ora lo so, ora so chi devo amare”.
“Brava Asuka. E’ così che ti voglio, decisa. Ora devo andare”.
“Michael, ti rivedrò ancora?”
“Forse”, rispose Michael sorridendo e facendo l’occhiolino.
I due ragazzi cominciarono ad allontanarsi sempre di più, Michael diventò un puntino minuscolo.
Poi tutto divenne nero, Asuka aprì gli occhi e si alzò di colpo.
Era su una barella, e davanti a lei c’era un ragazzo vestito di nero, che vedendola gridò: “Santa Madre!”
Era Giovanni, uno dei nuovi piloti.

Asuka sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Si sentì la voce di Shinji: “Asuka, posso?”
“Certo. Entra pure”.
Lui entrò un po’ titubante: “Come stai?”
“Bene. Ma cosa fai lì in piedi? Vieni a sederti”.
Shinji si sedette su una sedia a fianco al letto.
“Non intendevo lì. Siediti qui accanto a me”.
“Co-come?”
“Sì. Vieni”. Asuka gli indicò un punto del letto battendoci sopra con la mano.
Shinji, imbarazzato, si sedette.
Dopo qualche attimo di silenzio, il ragazzo chiese: “Hai ancora intenzione di partire?”
“Certo che no. Senza il mio aiuto, come fareste contro gli Angeli?”, affermò con finta spavalderia la ragazza.
“Davvero?!”, Il volto di Shinji si illuminò.
“Certo”.
“Shinji, a proposito, ti ricordi la proposta che mi hai fatto qualche giorno fa di aiutarmi?”
“Sì. Scusami per averlo fatto”.
“Ti sbagli Shinji. Sono io che devo scusarmi per aver rifiutato la mano che mi hai teso. Ma ora, sei in grado di tenderla di nuovo a questa stupida?”
Shinji la fissava stupito: era la prima volta che Asuka si scusava con lui. Il ragazzo si fece coraggio e le tese la mano.
Asuka la prese e la strinse.
I due ragazzi si guardarono in faccia.
Asuka di scatto si avvicinò a Shinji e lo baciò.
Shinji, inizialmente sorpreso dal gesto, si irrigidì.
Poi si rilassò e la abbracciò.
La luce del pomeriggio avvolgeva i due ragazzi, che proiettavano un'unica ombra sul pavimento.
 
Top
view post Posted on 22/5/2014, 12:50
Avatar

Tabris

Group:
Member
Posts:
12,425

Status:


EPILOGO

VECCHIA TOKYO
Thoms entrò nell’appartamento di un vecchio albergo.
Nella stanza non c’era nessuno. Il luogo era immerso nel buio.
Improvvisamente una voce giunse dall’oscurità, una voce atona ma nello stesso tempo inquietante: “So già tutto Thoms. Non c’è bisogno che tu dica qualcosa”.
“Lo immaginavo. Sono mortificato mio signore, per quello che è successo”.
“Non preoccuparti. Sapevo che sarebbe finita cosi. Questo piano serviva a non farci scoprire da lei. Ma affidarsi ai Lilin è sempre stato uno sbaglio”.
“Giusto. Allora procederemo con l’altro piano?"
“Esatto. La copertura denominata il Gruppo non serve più”.
“Si agisce a viso scoperto. Il metodo che preferisco”.
“Anch’io. E’ arrivato il momento di occuparci di Rei Ayanami”.
“Attendo ordini. Legato, mio signore e padrone!”

FINE

E con questo è tutto. Grazie a chi ha letto. ;)
 
Top
20 replies since 14/10/2013, 13:49   136 views
  Share