| Nuovo capitolo: 4° Parte
LOCALITA' DI YUGAWARA All'interno del grosso palazzo, nel laboratorio sotterraneo, McCoy e Thoms stavano discutendo, quando un uomo si avvicinò di corsa a loro: "I nostri informatori ci avvisano che l'obbiettivo B lascerà la città oggi". "Maledizione", disse McCoy, "e adesso?" "Adesso è un suo problema signor McCoy, come le ho già detto. Comunque le consiglierei di agire il prima possibile". "Ma in queste condizioni esiste una sola possibilità: che gli altri due obbiettivi si rechino a salutare quello che parte. Però è solo una possibilità". "In questo caso, per il suo bene, spero che questa possibilità si avveri. Proceda!" "Sì", rispose nervoso McCoy. Prese un telefono e fatto un numero ordinò: "Tenetevi pronti ad agire".
STAZIONE DI NEO HAKONE Asuka stava aspettando in silenzio il treno che l'avrebbe portata via da lì. Sapeva che Misato sarebbe venuta a salutarla, ma sperava che Shinji non venisse. Altrimenti la partenza sarebbe stata più dolorosa. Nonostante i suoi propositi di cambiare vita, Asuka dopo tutto si era affezionata a Misato, al signor Kaji, alla dottoressa Akagi, alla capoclasse Hikari, a Suzuhara, ad Aida, e persino alla First Children. E anche a Shinji, soprattutto a lui. Improvvisamente arrivò la macchina di Misato. Dall'auto scesero, oltre al maggiore, Shinji e Rei. Subito dopo arrivò un taxi con a bordo Jean-Luc, Giovanni e Tang-Po. "Che bello", commentò il francese guardando la vettura di Misato, "un'Alpine Renault. Gran bel modello". "Già, mi piacciono molto le auto sportive", assentì con orgoglio la donna. Mentre il taxi se ne andava Asuka andò incontro al gruppetto: "Chi sono?", chiese indicando i tre ragazzi. "Sono i tre nuovi piloti: quello al centro vestito di nero si chiama Giovanni Conti, quello a destra è Jean-Luc Mont e infine l'altro è Tang-Po", la informò Misato. "Bene, con ben tre nuovi arrivi in una sola volta, di sicuro non sentirete la mia mancanza", disse con tono ironico la ragazza. "L'hai presa bene", costatò Misato, "pensavo che ti saresti arrabbiata perché avevi dei nuovi concorrenti". "Concorrenti? E perché? Io ormai ho rinunciato a quel tipo di vita". "Capisco". "Beh, è giunto il momento dei saluti, tra cinque minuti arriva il mio treno". "Noi possiamo dirti solo un ciao, visto che ci conosciamo adesso", disse Giovanni. Jean-Luc annuì, mentre Tang-Po si mise a guardare la ragazza abbandonandosi a pensieri erotici come aveva già fatto alla base. Asuka lo intuì dallo sguardo, e quando salutò i tre nuovi piloti, pensò di Tang-Po: "Che porco!" Poi toccò a Misato, e si salutarono con un abbraccio. "Fa buon viaggio, e fatti sentire ogni tanto", aggiunse il maggiore. "Contaci", rispose la ragazza. Passando da Rei le disse: "Ciao allieva modello. Mi raccomando, bada al signorino qui presente". "Sì", rispose Rei. Arrivò infine il turno di Shinji: i due si fissarono, avrebbero voluto dirsi tante cose, ma il tempo stringeva. E così Shinji disse soltanto: "Spero di rivederti un giorno", mentre in realtà avrebbe voluto abbracciarla e implorarla di non partire. Asuka rispose: "Certo che mi rivedrai, pensi di poterti liberare di me così presto? Tornerò quando meno te lo aspetti". La voce di Asuka aveva un tono ironico e malinconico insieme, e poi concluse: "Stupido Shinji!", ma lo disse sorridendo. "Mi mancherà il tuo modo di chiamarmi", replicò il ragazzo con un altro sorriso. "Già". Detto questo, la ragazza si avviò lentamente verso l'interno della stazione. Gli sguardi di tutti erano puntati su di lei, e per questo nessuno si accorse che il furgone nero che già da un po' di tempo seguiva i tre piloti, si era fermato a una ventina di metri da loro, sul bordo della strada. "Informa il comando che B sta per partire", ordinò l'uomo che guidava. "L'ho già fatto, hanno risposto che bisogna agire adesso", rispose un altro. "Adesso?" "Sì, adesso". "Ma sono presenti anche altre persone". "Lo so, ma non ci saranno altre possibilità. Andiamo! Stando ai nostri uomini, gli agenti del servizio di sicurezza della Nerv presenti in questa zona sono già stati sistemati e sostituiti dai nostri, quindi non invieranno rinforzi dalla loro base". "Okay allora. Muoviamoci!"
Il furgone scattò in avanti all'improvviso con una sgommata che fece voltare tutti nella sua direzione, rapidamente percorse i venti metri che li distanziavano, si fermò a fianco a loro, Misato intuì tutto, estrasse la sua pistola di ordinanza e gridò ai ragazzi: "STATE GIU'!" Dal furgone scesero nove uomini, tutti vestiti con completi neri, Misato puntò l'arma contro di loro, ma gli avversari erano già pronti. Uno di loro aveva, infatti, già puntato la pistola contro la donna, e sparò. Misato con grande prontezza di riflessi si spostò, ma evitare una pallottola non è certo facile, e la ferirono al ventre. La donna con un gemito cadde a terra, ringhiò: "Merda!" e prima che potesse fare qualcosa le piombarono addosso in due, le tolsero la pistola e la stordirono colpendola al collo con un congegno nero della grandezza di un telecomando, che emetteva scariche elettriche. Quello con la pistola restava vicino al furgone e copriva le spalle ai suoi compagni. Contemporaneamente gli altri sei si avventarono contro i ragazzi, che cercarono di disperdersi, ma i nemici erano troppo rapidi. Presero Rei e Shinji subito, i due si dimenavano ma vennero anche loro storditi, e si afflosciarono tra le braccia dei rapitori. Asuka cercò di difendersi come poteva, tirava pugni e calci, ma questi uomini l'avevano colta alla sprovvista ed erano dei professionisti, per ciò la immobilizzarono e la neutralizzarono colpendola alla nuca. Giovanni e Jean-Luc facevano come Asuka, difendendosi come meglio potevano, mentre l'unico che sembrava non avere problemi era Tang-Po. Si muoveva con rapidità e precisione straordinarie, sembrava nato per combattere: ne mise al tappeto tre, poi prese una pietra e la lanciò contro quello che aveva sparato a Misato, mancandolo. Colpì lo specchietto retrovisore destro del furgone, rompendolo. "Ehi questo qui è una furia", ringhiò uno degli uomini in nero stesi per terra. "Ci penso io a calmarlo", disse quello con la pistola. Sparò tre colpi in aria, e tutti si fermarono. "Bravo, resta fermo così. Prendete quei tre e andiamocene prima che arrivi qualcuno. Voi altri consideratevi fortunati". Sotto lo sguardo impotente di Giovanni, Jena-Luc e Tang-Po, gli uomini in nero caricarono Shinji, Rei e Asuka sul furgone e scapparono. Il tutto era durato sì e no un minuto. "Bastardi!", ringhiò Tang-Po, che si diresse verso la macchina di Misato. "Cosa vuoi fare?", chiese nervosamente Jean-Luc.
"Che domande! Li inseguo! Pensi che non sappia guidare una macchina? Guarda che al mio paese ero bravissimo a rubarle!" "Meno male che sai guidare una macchina, ma temo che non potremo andare all'inseguimento di nessuno", replicò Giovanni. "Cosa!?" Giovanni era chino su Misato, ancora svenuta: "Quei maledetti devono averle colpito un'arteria. Guarda quanto sangue sta perdendo". Infatti una macchia di sangue si andava allargando rapidamente sul suolo, e che fosse arterioso lo dimostrava il fatto che usciva zampillando dalla ferita ed era molto scuro.
"Mon Dieu!", esclamò Jean-Luc, "rischia di morire dissanguata!" "Infatti. Portiamola subito all'ospedale. Non voglio sembrare insensibile nei confronti di Shinji, Ayanami e Langley, ma questa qui sta rischiando grosso". "Muoviamoci allora", concluse Tang-Po mettendosi al volante. Jean-Luc e Giovanni caricarono Misato sul sedile posteriore, tentarono di tamponare l'emorragia con un fazzoletto mentre Tang-Po partì a tutto spiano.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/REPARTO OSPEDALIERO Misato era distesa su un letto, costantemente monitorata da diverse apparecchiature. Era molto pallida. Ritsuko, dopo aver affidato ogni questione a Maya, vigilava sulla sua amica seduta su una sedia a fianco del letto. I tre nuovi piloti invece erano sottoposti ad interrogatorio dagli uomini del servizio di sicurezza, per cercare di scoprire più particolari possibili sui rapitori di Shinji, Rei e Asuka. Ritsuko si alzò per andare nel corridoio a prendere una lattina di caffè dal distributore di bibite. Questa attesa la rendeva nervosa, essendo una donna molto attiva, odiava il non fare niente. Ma la sua unica amica, Misato, aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto finché non si fosse ripresa, e la dottoressa si prese ben volentieri questo impegno. "Però", pensava, "se ci fosse anche Kaji sarebbe meglio". Sentì rumore di passi dietro di lei, si voltò e vide che Kaji, vestito al solito modo, camicia chiara e cravatta rossa, e con un'espressione alquanto preoccupata, stava arrivando. "Ma guarda un po', parli del diavolo…" commentò a bassa voce Ritsuko.
"Ciao Ritsuko" esordì Kaji "come va?" "A me bene, almeno per adesso". "E Misato invece?" "Ha perso molto sangue, hanno dovuto operarla per chiudere la ferita ed è stato necessario farle anche una trasfusione. Ma per fortuna è fuori pericolo. L'hanno soccorsa in tempo".
"Sono corso qui appena l'ho saputo. Posso vederla?" "Sì, ma non ci potrai parlare, è sotto sedativo in questo momento. Aveva bisogno di riposarsi". "Notizie dei ragazzi?" "Ancora niente. I nuovi piloti hanno detto soltanto che i rapitori erano vestiti con dei completi neri, erano in nove ed erano a bordo di un furgone nero. Nient'altro". "Ma i piloti non dovrebbero essere costantemente protetti dagli uomini del servizio di sicurezza della Nerv?", domandò Kaji spazientito. Ritsuko notò come l'uomo non avesse il solito tono ironico. Kaji era capace di scherzare anche in situazioni critiche, ma se gli toccavano Misato… La dottoressa rispose: "Infatti. Quando siamo andati sul luogo del rapimento, abbiamo trovato, nascosti tra i cespugli, i cadaveri degli agenti di sorveglianza. Ma quando il rapimento era in corso, risulta che i nostri uomini segnalavano al centro di sicurezza che era tutto a posto. Evidentemente i rapitori avevano dei complici, che dopo aver ucciso gli agenti si sono sostituiti a loro per ingannarci". "Il comandante Ikari?" "Puoi immaginare come ha reagito. Preoccupato per Rei, mentre di Shinji e Asuka non gliene importava niente". "Tipico. Che bastardo! Comunque non posso fermarmi qui a lungo, ho una riunione proprio con lui tra poco. Adesso, se permetti…" Kaji entrò nella stanza e si sedette a fianco di Misato, stringendole una mano tra le sue. Sul suo volto si leggeva la preoccupazione per lei, e anche il desiderio di farla pagare a chi l'aveva ridotta in quel modo. Dopo un po' Kaji si alzò, si fermò accanto a Ritsuko che era rimasta a guardarli vicino alla porta e disse: "Pensaci tu a lei. D'accordo?". "Non preoccuparti. E' in buone mani". Kaji se ne andò e Ritsuko andò a sedersi di nuovo a fianco al letto di Misato. Si mise a riflettere e disse tra se e se: "Kaji normalmente compie il suo lavoro speciale in luoghi molto lontani da Neo-Tokyo 3. Ma il rapimento è avvenuto solo due ore fa. E lui è venuto qui subito. Quindi era già in città quando è successo. E poi ha dato molta importanza alla riunione con Gendo, mentre in altri casi avrebbe sicuramente mandato al diavolo la riunione e sarebbe rimasto con Misato. Se ha fatto così vuol dire che lui e Gendo parleranno sicuramente di qualcosa attinente a questo caso. Devo scoprire di cosa si tratta".
UFFICIO DEL COMANDANTE SUPREMO Gendo era seduto alla sua scrivania, le mani messe nella sua tipica posa. Fuyutsuki era assente. Kaji arrivò e si pose davanti a lui in modo deciso. Altri al suo posto avrebbero abbassato lo sguardo, intimoriti dalla presenza del comandante. Ma Kaji, insieme a Ritsuko, Misato e Fuyutsuki, erano le uniche persone che non temevanoi di guardare in faccia Gendo.
"Allora Kaji", disse seccamente Gendo, "bando ai convenevoli. Cosa hai scoperto?" "Ho fondati sospetti che l'esecutore del rapimento sia Russel McCoy, l'uomo che ha costruito i due Eva responsabili della battaglia avvenuta qualche tempo fa". "L'avevo immaginato anch'io. Ma non mi aspettavo una mossa simile, così scoperta, imprudente". "All'inizio neanche io. Ma in base alle mie ricerche ho scoperto che McCoy lavora per una misteriosa organizzazione denominata semplicemente il Gruppo. Avrà agito così perché era pressato da loro. Inoltre ho saputo che ultimamente sono stati fatti acquisti di materiale tecnologico cerebrale".
"Materiale tecnologico cerebrale hai detto…" Dopo qualche secondo Gendo capì: "Condizionamento psicologico". "Esatto. Queste tecnologie sono state acquistate con fondi sconosciuti, ma il destinatario del materiale era Russel McCoy. Ovviamente, siccome la legge internazionale vieta gli esperimenti sulle menti umane, questi acquisti sono stati fatti sul mercato nero. E ho dovuto faticare non poco per riuscire a rintracciarli. Ho capito cosa volevano fare quando ho visto le caratteristiche tecniche del materiale. Ma appena arrivato in città, ho saputo del rapimento". "Sai dove hanno portato i piloti?" "Sì. Alla città di Yugawara. Lì McCoy non possiede proprietà, ma i documenti di destinazione della merce parlano chiaro. Non sono riuscito a trovare l'indirizzo dell'edificio in questione, ma ecco l'elenco dei palazzi che possono contenere quel materiale". Kaji tirò fuori un foglio dalla tasca e lo mise sulla scrivania. Dopo un lungo periodo di silenzio, la spia della Nerv chiese: "Cosa intende fare?" "Un'azione di commando sul luogo. Lo raderò al suolo. McCoy sta diventando seccante. E' sfuggito una volta, ma non accadrà più". "Ma i piloti…" "Se necessario, si potranno sacrificare. Hai fatto un ottimo lavoro Kaji. Puoi andare". Kaji se ne andò pieno di rabbia per il disinteresse di Gendo nei confronti della vita dei ragazzi. La Nerv sarebbe andata lì, non per salvare, ma per distruggere. Quando uscì dall'ufficio ed era sull'ascensore rifletté e decise: a salvare i ragazzi ci avrebbe pensato lui. Doveva andare subito: almeno tre ore per arrivare a Yugawara e almeno un'ora per trovare il luogo esatto. Quattro ore in tutto. La Nerv invece, contando anche i preparativi degli uomini, vi avrebbe impiegato circa cinque ore.
LOCALITA' DI YUGAWARA Asuka si affannava vicino alla serratura della porta, sperando di romperla. Ma era inutile. Rei se ne stava seduta in un angolo, silenziosa. Shinji invece andava avanti e indietro per la stanza, con un'espressione preoccupata e spaventata insieme. Quanto tempo era passato? Difficile dirlo, i loro rapitori, quando i ragazzi erano ancora incoscienti, gli avevano tolto orologi e abiti. Adesso erano vestiti con delle tute che ricoprivano tutto il corpo, aderenti e colorate: verde per Shinji, rosso per Asuka, viola per Rei. Si erano risvegliati sul pavimento di una grande stanza spoglia, dalle pareti bianche, con un'unica luce sul soffitto. Finora non era venuto nessuno a dire chissà cosa ai ragazzi, quindi non potevano neppure ipotizzare il motivo del loro rapimento. "Perché ci avranno portato qui?", si chiedeva Shinji. "Sicuramente, non per prendere un thè", rispose Asuka cercando di sdrammatizzare la situazione.
In una sala di controllo McCoy e Thoms, tramite una telecamera nascosta, sorvegliavano i tre ragazzi. "E' arrivato il momento. Mandi gli uomini a prenderli", ordinò Thoms. "Sì", rispose McCoy, che sussurrò qualcosa nell'orecchio di un uomo in nero al suo fianco. L'uomo uscì subito dalla stanza. "Le faccio i miei complimenti signor McCoy, il suo piano per rapire i piloti della Nerv è riuscito. Spero che l'operazione da lei ideata per impadronirsi degli Evangelion della Nerv, funzioni allo stesso modo". "E' un operazione pericolosa, ma fattibile, grazie alle nostre attrezzature e anche al fatto che i ragazzi, quando saranno pronti, ci daranno ogni notizia che vogliamo. Penetrati nella base, faremo entrare i piloti negli Eva, li attiveremo e li porteremo via grazie agli aerei che la Nerv usa come equipaggiamento tipo F. Quei giganti non avranno problemi a farsi largo dentro la base, e saranno accompagnati da una squadra di miei piloti che sanno pilotare quei velivoli". "Spero, per il suo bene, che fili tutto liscio. Questo piano mi sembra azzardato e anche con un fattore rischio molto alto. Entrare nella base della Nerv. Equivale ad entrare nella tana del leone. In questo caso l'azione dovrà davvero essere rapidissima, basta un niente per far fallire tutto". "Lo so che è pericoloso. Ma visti i tempi ristretti che mi avete concesso, non sono riuscito a fare altro". Intanto il monitor mostrava che la porta della stanza dov'erano rinchiusi i ragazzi si apriva, e vi entravano sei uomini. Presero i ragazzi e li trascinarono a forza fuori dalla stanza. "A questo punto", disse Thoms guardando la scena, "direi che possiamo uscire di qui e assistere al tutto direttamente". I due uomini uscirono dalla sala controllo e si diressero verso il laboratorio contenete le tre vasche di forma cilindrica, in quel momento vuote. I ragazzi furono portati nel laboratorio. "Maledetti! Cosa volete farci?", gridò Asuka dimenandosi inutilmente. McCoy la guardò e le si avvicinò: "E così sei tu la puttanella di cui Michael si era innamorato", disse con tono irato. "C-come mi hai chiamato?! E poi come fai a sapere di me e di Michael?!". McCoy diede un violento schiaffo ad Asuka, e Shinji, nel vedere quella scena, dimenticò la sua paura e si mise a scalciare urlando: "Bastardo! Lasciala stare! Cosa vuoi da noi?" McCoy non si curò del ragazzo e sempre rivolto ad Asuka aggiunse: "Sei tu la maledetta! Se non si fosse innamorato di te, non mi avrebbe mai tradito". Asuka lo fissò con aria interrogativa, poi capì tutto: "Tu… tu sei il patrigno di Michael, Russel McCoy?!". "Sì. Esatto". McCoy stava per dare un altro schiaffo ad Asuka, ma Thoms bloccò la sua mano dicendogli: "Signor McCoy, non c'è tempo per le questioni personali. Dobbiamo agire". McCoy non rispose, ma fece un cenno agli uomini che trattenevano i ragazzi, i quali cominciarono a spingerli nelle vasche. "No! No!", gridavano insieme Shinji e Asuka. Rei non parlava, ma anche lei si dimenava nel tentativo di scappare. Gli uomini, dopo aver aperto uno sportello frontale, misero i tre ragazzi dentro le vasche, legarono le loro braccia e le loro gambe a dei ganci e gli posero un grosso casco nero sulla testa. "Bastardi!", gridava Asuka. Gli uomini in nero chiusero gli sportelli e subito le vasche cominciarono a riempirsi di uno strano liquido verde. I ragazzi urlavano, ma le vasche dovevano essere insonorizzate. Giungevano solo dei sibili. Thoms e McCoy andarono dall'altra parte di una vetrata, dove i tecnici avevano azionato i macchinari e le consolle erano piene di luci e monitor che trasmettevano dati. "Procedete", concluse lapidario McCoy.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV Kaji, che si trovava nell'ufficio di Misato, si stava preparando ad agire: oltre alla pistola di ordinanza, ne aveva preso altre due, una nascosta dietro la schiena, l'altra attaccata alla gamba destra. S'infilò una giacca, e si diresse verso l'ascensore, dal quale sarebbe sceso fino al parcheggio. "Dove vai?", gli chiese una voce femminile alle sue spalle. Kaji si voltò. Era Ritsuko.
"Sto andando a fare una passeggiata. Questo è ancora un paese libero, no?" "Non mentire. Sai bene che non ci casco. Il comandante Ikari ti ha ordinato di indagare su Russel McCoy vero? Scommetto che gli hai anche rivelato il luogo dove probabilmente hanno portato i ragazzi, e siccome lui se ne infischia delle loro vite, hai deciso di agire da solo". "Inutile nascondere. Sei l'esempio vivente dell'intuito femminile", scherzò Kaji. "Vorrei poter venire con te". "No. Ritsuko, tu sei in gamba, ma non sei una donna d'azione, saper maneggiare una pistola non significa per forza poter affrontare delle eventuali sparatorie. Inoltre qualcuno deve restare vicino a Misato. E poi ho anche bisogno di qualcuno che mi copra col comandante Ikari". "Lo so, ma anche tu corri dei rischi. Se dovesse succederti qualcosa, Misato verrebbe annientata dal dolore". "In apparenza sei così fredda, e poi ti preoccupi dei sentimenti degli altri". "Il fatto che non senta in me alcun istinto materno, non vuol dire per forza che non capisca il valore dei sentimenti". "Giusto. Comunque non puoi venire con me. E' troppo pericoloso". "Proprio per questo hai bisogno di aiuto". "Infatti. Ci penseremo noi", disse improvvisamente una terza voce. Kaji e Ritsuko si voltarono in direzione della voce: erano i tre nuovi piloti. "Cosa avete detto?!", esclamò sorpresa Ritsuko. "Che vogliamo aiutare questo Kaji", insistette Giovanni. Kaji, rimase attonito: "Ma vi ha dato di volta il cervello!?" S'inserì Jean-Luc: "Monsieur Kaji, lei ha bisogno di aiuto. Non ci sottovaluti solo perché siamo così giovani. Quando li hanno rapiti non siamo riusciti a fare niente. Ci sentiamo in colpa". "Non metto in dubbio il vostro talento e le vostre intenzioni", disse Kaji, "ma è troppo pericoloso. Non posso permettervi di venire con me".
"Ehi bello", s'intromise Tang-Po, "guarda che mica ti stiamo chiedendo il permesso. Noi verremo con te. Punto e basta!" "Ma ragionate…", disse la dottoressa. "Niente ma. Io ho un conto in sospeso con quelli stronzi vestiti di nero". "Potrebbero catturare anche voi", insisté Ritsuko. "No. Avrebbero potuto già farlo oggi, e invece non ci hanno toccato. Non vogliono noi", replicò Giovanni. "Beh, questo è vero. Evidentemente le loro attrezzature sono predisposte per tre soggetti, non sei", affermò Rioji. I cinque si osservarono per alcuni secondi, poi Kaji fece un sospiro: "E va bene. Potete venire con me. Ma solo per coprirmi le spalle. All'attacco ci penso io". "D'accordo", esclamarono con tono deciso i tre ragazzi. "Ma Kaji, hai pensato ai rischi?", chiese preoccupata Ritsuko. "Sì. Ma hanno ragione. Ho bisogno di tutto l'aiuto possibile. Non preoccuparti, ci penserò io a loro. Tu occupati di coprirmi col comandante". "Continuo a non essere d'accordo. Comunque, buona fortuna". "Grazie Ritsuko. Ora andiamo. Abbiamo perso anche troppo tempo". L'uomo e i tre ragazzi presero l'ascensore, mentre Ritsuko si avviò verso il ponte di comando.
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